Mosaico Contemporaneo, opere di Lady Be

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Lady Be, gli esordi dell’artista

Letizia Lanzarotti nasce a Rho (MI) il 27 Ottobre 1990. Cresciuta a Dorno in provincia di Pavia, fin da piccola dimostra attitudine e capacità per il disegno e le arti visive. Con la speranza di divenire un’artista si diploma al Liceo Artistico A. Volta di Pavia e successivamente si laurea all’Accademia di Belle Arti di Sanremo. All’età di 19 anni inizia la realizzazione della prima opera con la tecnica del Mosaico Contemporaneo, un’immagine Pop di Marilyn ripresa dall’icona di Warhol.
L’idea di esprimersi col Mosaico Contemporaneo nasce dalla quasi maniacale conservazione di vari oggetti personali (giocattoli, involucri di make up, bigiotteria, cancelleria, tappi e altro), dalla loro conservazione, suddivisione e successivo utilizzo a fini artistici. Inizialmente il materiale raccolto da Lady Be comprendeva anche conchiglie pezzettini di vetro, lattine, pezzi di stoffa, peluches, pile, monete, banconote, carta, pelle, cd, metallo. Successivamente si è concentrata esclusivamente sulla plastica: leggera, versatile, di consistenza adeguata e con colori che non si alterano nel tempo.
Il materiale utilizzato serve anche a “contestualizzare” l’opera nel tempo: su molti oggetti è presente la data di fabbricazione, su alcuni imballaggi è riportata la data di scadenza del materiale, alcune serie di giocattoli sono caratteristici di uno specifica stagione o di un arco temporale definito.
Quasi da subito Letizia decide di adottare il suo nome d’arte, Lady Be, assonanza con la canzone “Let it Be” dei Beatles; il nome “Lady Be” viene adottato anche per assumere un respiro più internazionale. Le prime soddisfazioni arrivano infatti da esposizioni in gallerie di Parigi, Bruxelles e Amsterdam.
In Italia partecipa alla I Biennale di Lecce e nel 2013 alla I Biennale di Palermo, dove avviene il primo incontro con il critico d’Arte Vittorio Sgarbi. Fino a quel momento, le sue opere sono realizzate interamente in oggetti di recupero interi e anche lo sfondo è realizzato con oggetti. Osservando l’omaggio alla Sicilia di Lady Be, la Marilyn Trinacria, il professor Vittorio Sgarbi, senza complimenti e senza mezzi termini, consiglia alla giovane artista di “snellire l’opera” definendola un’accozzaglia, “un gran casino”. Da quel momento, Lady Be inizierà a produrre opere con lo sfondo realizzato in resina, che sostituisce l’utilizzo di oggetti per lo sfondo, adottandola come regola generale per la chiarezza del soggetto e l’equilibrio della composizione. La creazione di uno sfondo più pulito rende più immediata la lettura di ogni opera, senza nulla togliere agli oggetti di recupero scelti, che sono e saranno sempre utilizzati unicamente nel loro colore originale.

La provocatoria Performance Let it Be Naked

Sempre nel 2013 Lady Be realizza una curiosa performance anch’essa ispirata ai Beatles. Prepara 4 sagome dei Beatles a dimensioni naturali, li ricopre di pezzi “ricostruendo” i vestiti dei Beatles, e durante la performance, ogni persona del pubblico è invitata a staccare un pezzo, in piena libertà, dall’opera. Lo potrà conservare come ricordo ed eventualmente chiedere all’artista di autografarlo. Pian piano rimangono sempre meno pezzi e quindi l’opera rimane spoglia, con le sagome dei Beatles nudi (l’immagine di base è fotografica). La performance risulta molto provocatoria e desta pareri contrastanti. L’idea nasce dal fatto che durante le mostre gli spettatori dimostrano sempre una tentazione quasi “infantile” di staccare i pezzi dalle opere. L’artista decide quindi di soddisfare questo “desiderio” del pubblico trasformandolo in un gesto artistico con un significato ben preciso: quello di “togliere”, svelare, sfamare la curiosità, lasciarsi tentare, cedere, andare oltre le apparenze, trovare il senso dell’opera, renderla più essenziale. Il fine è inoltre quello di creare interazione con il pubblico, introducendo un diverso concetto dell’arte, contrastante con quello dell’opera “sacra” e “intoccabile” dei Musei in cui lo spettatore deve stare al proprio posto e anzi, tenersi a una certa distanza per ammirare l’opera.

Il successo, le esposizioni e la serie per dire No alla Violenza sulle Donne

Lady Be riceve diverse recensioni critiche e pubblicazioni, e la sua tecnica viene per la prima volta definita “Mosaico Contemporaneo”. Si trasferisce a Roma e dal 2014 arrivano altre importarti esposizioni estere che contribuiscono al suo successo: espone in Fiere, Musei e Fondazioni a New York, Malta, Barcellona, Berlino, Londra e diverse volte a Parigi, dove espone nella Fiera sotto la Piramide del Louvre e persino sulla Torre Eiffel, al primo piano, all’interno del Salon Gustave Eiffel.
Nel 2016 Lady Be decide di introdurre temi sociali nelle sue opere e realizza la prima Barbie Tumefatta, ovvero il volto di una Barbie con i segni della Violenza, per sensibilizzare le persone sul tema della Violenza sulle Donne. L’opera, presentata a Verona al Palaexpo in occasione della Triennale dell’Arte Contemporanea, ottiene molto successo e viene pubblicata su diversi quotidiani e riviste e ottiene una positiva recensione di Vittorio Sgarbi, che esprime in particolare il suo apprezzamento per la tecnica peculiare. L’opera ha avuto un forte impatto anche sul pubblico, impressionato dal volto perfetto della Barbie, nella quale la donna si identifica da più di 50 anni, “rovinato” dai segni della violenza.

Recenti e prossime esposizioni

Lady Be collabora con Legambiente e nel 2019 ha collaborato con Disney Pixar, reinterpretando con la sua tecnica alcuni dei principali personaggi di Toy Story 4. Inoltre, l’artista realizza performance live ed esposizioni speciali non espressamente nei contesti artistici tradizionali, come la sua esposizione di opere a soggetto musicale riservata al backstage del Concerto del 1 Maggio a Roma, e la performance live alla Fiera K di Düsseldorf, la più importante fiera delle materie plastiche al mondo. Espone in Musei, Palazzi, Monumenti, Fondazioni, Gallerie in varie città: New York, Parigi (sulla Torre Eiffel), Amsterdam, Londra, Barcellona, Berlino, Düsseldorf, Lisbona, Bruxelles, Malta, e nelle principali città Italiane. Tra le mostre personali passate si citano quella a Milano (Brera) presso l’Ex Studio di Piero Manzoni e quella all’intero dello storico Palazzo Oddo di Albenga (SV), al Castello Visconteo di Pavia, a Palazzo Bocconi a Milano, al Terminal 1 dell’aeroporto di Milano Malpensa.
Con Back to College ha esposto nel 2019 presso la Galleria di arte contemporanea di Borghetto Santo Spirito (SV).

Maurizio Maccarini

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